Dipende n ze

Postilla di passaggio fra il pensieroso e quel tempo del limbo che si perde prima di andare a dormire: quando dai un taglio ad una dipendenza – fisica e sostanziale, mettiamo, ecco che affiorano tutte le altre, un po’ alla volta, coi loro malesseri connessi. Ecco i socialnetwork che ribussano alla porta, ricordandoti che c’erano prima loro, ad innaffiarti l’esistenza di sibilanti ossessioni sibilline. Dieci anni fa c’era ancora qualcosa d’interessante, poi ci siamo scoperti tutti dei guardoni, dei mezzi stalker, e poi oggi quel blu di sfondo che qualcuno, a suo tempo, ci disse istigava la dipendenza, ma noi non sapevamo mica cosa farcene, come rispondergli, che se davvero era così, cos’avremmo potuto farci? a quel tempo faccialibro proponeva una gamma di colori possibili, con cui personalizzare ciò che avrebbe ipnotizzato il nostro sguardo [i social hanno sperimentato tante cose, sotto i nostri occhi, grazie ai nostri occhi, ma di volta in volta le modifiche e le sperimentazioni non lasciavano un segno, se non labili tracce nella memoria incosciente; sperimentazioni umane in questa scienza della vita da ormai anni trascorsi], ma poi non se n’è fatto niente, tutto è tornato al monocromo blu dipendenza, una storia vecchia e stinta, ci torno controvoglia, in preda alla noia, ed è un brulichio altalenante fra i contenuti sponsorizzati e quelli ‘consigliati per te’, perché il piccolo mondo che ti sei costruito intorno negli anni è andato appassendo, alcuni sono morti ma neanche lo sai, e nessuno pubblica più granché, così non mi resta che mostrarti ciò che credo possa interessarti, e tu ti interessi perché hai un disperato bisogno di trovare qualcosa che desti il tuo interesse, susciti la tua attenzione bramosa di chicche, curiosità da quattro spicci che potrai rivenderti domani, all’ennesima pausa-studio consumata una dopo l’altra in compagnia di gente che non conosci, ed eppure la senti vocicchiare senza sosta, l’ascolti a malapena ma non vedi l’ora di straparlare, di dire la tua – la rivisitazione rimasticata della boiata che faccialibro ti ha suggerito pensando potesse interessarti, ma per lo più sei tu che hai scelto che ti sarebbe interessata, quasi a qualsiasi costo.

E’ il vecchio che avanza, ci torni con un misto fra lo sdegno e la nostalgia, pubblicano stati soltanto vecchi compagni che ancora trovano qualche emozione nel vedere crescere il numero dei mipiace alle loro farneticazioni, alle loro disillusioni tristi messe in piazza. Ci torni perché c’è una parte di te, racchiusa fra le pareti impalpabili di quel profilo fattosi un giorno, d’improvviso diario, senza realmente volerlo, che si potesse scegliere. C’è tanto di te, tracce insperate, parti della tua storia, emozioni e tempo speso a cercare un riconoscimento, un posto in quell’etere pallido e smunto. Ci torni perché non sai dove andare, come apri whatsup [che tradotto in lingua italica suona cos’è successo? cosa c’è di nuovo? scoperta di adesso che sarà ben presto dimenticata, ed eppure ha un significato non da poco] perché senti il bisogno di dire, o sentirti dire, qualcosa da qualcuno, quasi qualsiasi. Ritorni perché cerchi qualcosa che un tempo trovavi, e ora non sai più dove cercarlo, e allora ci riprovi, per l’ennesima volta, ma ne esci ogni volta sempre più incupito e scippato del tempo della tua giovinezza che se ne va.

Ritorni, perché neanche più puoi bere, per ordine del medico, e a fumare neanche a parlarne. Ritorni, perché vorresti sapere che fine ha fatto quell’amico di un tempo – caro Pietro, chissà che fai adesso, se vivi ancora là, se sei buono come allora, quasi coglione, tanto eri buono, e un giorno hai cambiato scuola e non ci siamo visti più, se non anni dopo, ma c’era del disagio, e quello è rimasto a impregnare l’aria e i ricordi di te -, chissà com’è diventata quella, se ha preso la strada della palestra o quella della cucina, chissà.

Ci torni perché non sai dove andare, e ogni volta che esci è come prima, e in più non capisci dove sei. E l’idea di eliminarti per sempre è come lasciare una parte di te, fa strano, stranissimo. Siamo paralizzati e non riusciamo a rendercene conto.
E’ tempo di far su i nostri stracci, trascrivere quei pochi ricordi, lambiccare un po’ per dare un taglio a quella pagina del nostro passato. Al passato grazie, al futuro… [continua]

(Laverna, 30 dicembre 2022)

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