Aldilà delle previsioni
April 1st, 2025 by dbpoffIl sole si fa nel vento, l’aria fluttua senza posa e porta respiri di genti lontane fino qui, dove tutto è immoto e placido, sereno ma non silente. Disteso ma non posato, non del tutto. Acciacchi vari lungo tutto l’arco corpolino. Giorni e giorni di cieli incerti, farsi dire dal proprio dispositivo [e fra le righe, che cos’è oggi questo dispositivo per noi? cosa rappresenta, cos’è di noi? domande giganti e trasversali] se sarà bello o sarà brutto, e se sarà abbastanza brutto starsene di per sè, soli e rintanati rannicchiati da qualche parte che è il nostro covo, il nostro lido. Marzo di meteo ballerino, un mese che è tornato e ancora non ho visto mio cugino. Spolpo la gola di rantoli sordi. Pura sopravvivenza, parvenza del momento.
Spunta il sole dalla coltre e leggo questo breve intervento d’una voce dello scorso otto marzo, allegoria della politica. Così recita, per intero: Siamo tutti all’inferno, ma alcuni sembrano pensare che non ci sia qui altro da fare che studiare e descrivere minuziosamente i diavoli, il loro orrido aspetto, i loro feroci comportamenti, le loro infide trame. Forse si illudono in questo modo di poter scampare all’inferno e non si rendono conto che ciò che li occupa interamente non è che la peggiore delle pene che i diavoli hanno escogitato per tormentarli. Come il contadino della parabola kafkiana, essi non fanno che contare le pulci sul bavero del guardiano. Va da sé che nemmeno sono nel giusto coloro che all’inferno passano invece il loro tempo a descrivere gli angeli del paradiso – anche questa è una pena, in apparenza meno crudele, ma non meno odiosa dell’altra.
La vera politica sta tra queste due pene. Essa comincia innanzitutto col sapere dove ci troviamo e che non ci è dato sfuggire così facilmente alla macchina infernale che ci circonda. Dei demoni e degli angeli sappiamo quello che c’è da sapere, ma sappiamo anche che è con una fallace immaginazione del paradiso che è stato costruito l’inferno e che a ogni consolidamento delle mura dell’Eden fa riscontro un approfondimento dell’abisso della Gehenna. Del bene conosciamo poco e non è un tema che possiamo approfondire; del male sappiamo soltanto che siamo stati noi stessi a costruire la macchina infernale con cui ci tormentiamo. Forse una scienza del bene e del male non è mai esistita e comunque qui e ora non c’interessa. La vera conoscenza non è una scienza – è, piuttosto, un via di uscita. Ed è possibile che questa coincida oggi con una tenace, lucida, svelta resistenza sul posto.
Fine dell’intervento, mi dà i pensieri all’alticcio. Praticare resistenza, immaginarla.