Archive for January, 2021

Bozza per una dichiarazione d’intenti

Wednesday, January 27th, 2021

Prima nota. Questo sito poco ambizioso gestito da un anonimo disertore nasce in seguito alla soppressione d’un sito analogo, altrettanto anonimo ed insignificante, differente in quanto posto sotto il gioco del dominio commerciale. Poco frequentato dallo scrivente come da quella manciata di lettori infedeli, dei quali chi pesta le dita sulla tastiera non sentirà la mancanza, benché provi per loro un affetto ineluttabile, in quanto – forse a torto – da qualche parte nell’intimo considerati alla stregua di amici, quel sito si proponeva alcuni scopi ambigui e pretenziosi che fanno parte della boria di tutti, forse, o quasi, un’affermazione sottile, l’ambizione se non dell’autorità – giammai, forse dell’autorevolezza della parola, dell’opinione valevole e valente. Impresa più che ardua, non solo perché, dati i numeri (di blog, e siti, e dividui virtuali) che popolano l’infoweb, emergere richiede un lavoro schiavile e certosino, ma per di più, attraverso l’anonimato! Ricercare il seguito anelando l’anonimato, o forse al contrario, comunque sia, si tratta d’un’esperienza – e d’un esperimento – ufficialmente fallito e fallimentare.
E perché questo? Per un paio di ragioni difficilmente circoscrivibili in maniera comprensibile, ma pur vale un tentativo (è gratis, del resto). Il primo giace nel nome, this earth or?, questa Terra oppure? Prima di tutto, questo sito nasce come cassa di (bassa) risonanza di ciò che abbiamo un gran bisogno oggi più che mai, quella materia strana che è possibile definire “geografia critica”, d’ora in poi anche soltanto critica. Perché e cos’è la geografia critica? In una battuta, è la messa in discussione dei presupposti sui quali si fonda il nostro – molto spesso vacuo – ragionamento. La geografia banale, borghese, quella materia scontata che si confonde con la cartografia e da la forma al mondo dei nostri pensieri, disciplina per antonomasia della colonizzazione del pensiero, che plasma il mondo-mosaico fatto in stati differenti fra loro ed omogenei al loro interno (il potere appianante del confine), la vidimazione implicita dell’adesione – e quindi l’assoggettamento – al potere costituito, l’abdicazione preventiva alla possibilità di un contropotere costituente, se non un antipotere. La geografia, questa – quella scontata delle capitali e del “confine come metodo” – è il principale strumento di soggiogamento, geografia del capitale; l’altra, un’altra, quella critica, è forse l’unica possibilità che abbiamo per rifuggire una vita da schiavi. Certo, quest’altra è un’anticamera dell’anarchia, che del resto è ciò che più somiglia alla democrazia dei greci tanto millantata nel chiacchiericcio pseudopolitico quotidiano. La prima intenzione è quindi quella, disertando questa concezione della Terra, di fornire argomentazioni plausibili a un’altra possibile, se c’è, ancora non lo so per certo. Per fare questo, idealmente formando un bel fronte unitario anticapitalstatale (me la ghigno a più non posso), c’è bisogno di consumare le suole e “mappare” le traiettorie per altre possibili geografie del conflitto. C’è bisogno di decolonizzare l’immaginario, pervaso di realismo capitalista ma andato ormai oltre, al di là di quello che era agli albori della globalizzazione, e vedere che si può fare, se un altro modo di concepire il conflitto è possibile. Anche diario di viaggio, quindi, considerazioni politiche, in quella che sarà la categoria traiettorie. Infine, un interesse personale, lo studio – certo non analitico, più esperienziale – dei mutamenti nella percezione del pensiero, del recepire la realtà che ci circonda, come le tecnologie effettuano il nostro vivere quotidiano, modificazioni genetiche in corpi vivi, per capire se e quando l’umanità sarà estratta dall’uomo, e come. E se è possibile resistervi, se sarà possibile scegliere fra apocalisse o rivoluzione o se l’una investirà l’altra e si faranno un tutt’uno del dominio imperante della violenza cognitiva. Queste considerazioni confuse saranno nella categoria momentaneamente nominata percezioni, ma magari pensieri, chissà. Ecco tutto (e ti pare poco?). Se qualcuno legge, non so bene, e vuole approfondire, consiglio “Le metafore della terra” di Giuseppe Dematteis (feltrinelli, 1985) o “L’invenzione della terra” di Franco Farinelli (sellerio, 2006), entrambi reperibili su libgen. Per questioni varie l’indirizzo connesso  a questo spazio digitale, dbpoff@autistici.org. Ci capito poco spesso, preventivamente: una risata ci seppellirà.