Biografi/e realtà

Celeberrima quella di Andre Agassi, OPEN, ma anche di Lebron, di Kobe Bryant, e dei politicanti mattei, delle popstars, dei calciatori – ricordo fui contento quando Edo mi prestò IO IBRA, lo divorai in pochi giorni, sebbene oggi ricordi poco niente di quelle pagine, un po’ di più le fotografie, e poco così. E poi quelle degli scrittori, c’è una biografia splendida di Irving Stone sul personaggio Jack London – Sailor on Horseback, traduzione riedita Castelvecchi 2013, consumata per la stesura della tesina di maturità, quattro anni dopo, e poi infine ecco il momento delle biografie romanzate: per rimanere sul personaggio, è recente un consistente tomo firmato da Romana Petri (pseudonimo di romana pezzetta) mondadori 2020. La vita si fa romanzo e calca una scarpa nella vita che fu, e l’altra nel romanzo che sarebbe potuta essere.

Alla televisione, in radio in tivù sui social passano immagini falsificate, inondazioni di informazioni promiscue, talune in diretta dal posto del misfatto ed altre raffazzonate dai videogiochi, dalle amenità virtuali, e tutto vortica in un tramestìo inafferrabile e l’esito permane quello d’un’immobilità inquieta, da un lato, e da un’incapacità sostanziale di comprendere cos’è vero e cos’è falso, cos’è reale – con i suoi feticismi annessi – e cos’è irreale, cos’è concreto e cos’è virtual-reale, cos’è presente e cos’è presente da remoto, diversamente presente – “present’assente”. Non ci sono vinti e vincitori, ma solo sconfitti.

Un passo da Boccalone. Storia vera piena di bugie, di Enrico Palandri (L’erba voglio edizioni, 1979), prossimamente in musica su queste reti. Buonanotte

“ogni giorno, senza complessi e senza sensi di colpa inseguo il senso della mia normalità, nel sapone da barba che posso anche non usare, perché ogni mattina, signori, io penso se oggi sia il caso di giustificare la mia vita con il rito del fannullone, o del lavoratore, o se ho voglia di ricominciare tutto da capo un’altra volta, se la mia giornata è già scritta in qualche libro, o se posso reinventare la mia vita, nel muovere gli occhi ora che è giorno, se è giorno, ora che è notte, se è notte
vivo così, associandomi con altri delinquenti per consumare i delitti che riempiono la mia quotidianità, che percorrono ogni strada che io percorro, istigando la mia testa e il mio corpo ad essere là dove io sono, a dare alla mia vita un senso, interrogandomi quasi di continuo, senza i fastidi che le domande noiose pongono, su cosa ho veramente voglia di fare oggi, che il sole è così meravigliosamente rosso sul ponte di galliera, o su quello di brooklyn, o lungo le bellissime dimenticate spiagge di ogni costa; io posso prender l’autobus, posso non pagarlo, potete dire lo stesso? la mia macchina dei desideri non è sincronizzata con la macchina del lavoro, non è sincronizzata con la macchina dei biglietti dell’autobus, non è sincronizzata con la macchina sociale del giusto e dell’illegale, produce diecimila comportamenti ogni giorno, diecimila domande; sono la sola macchina di cui abbia rispetto, la sola a cui io chiedo di vivere meglio, la mia sincronizzazione è incontrollabile, la mia complementarietà, il mio innamorarmi, tutto ciò che faccio e vivo è oltre la regola, ti aspetto anche quando non verrai, e questo è estremamente irragionevole, guardo a lungo il tramonto ed il cielo, e questo mi fa venire in mente che la mia vita e la mia città mi appartengono, che non sono ospite del vostro sistema, ma che sono derubato del mio, e che questo vostro modo di morire ogni giorno, scientificamente, davanti e dentro la macchina della tristezza e della repressione, non ha possessori, ma solo posseduti, che non venderò la vita per un pezzo di pane, che romperò le vostre macchine, attraverserò fuori dalle strisce pedonali, inventerò la birra e l’erba, e mi lascerò inventare da loro; inventerò me stesso, inventerò anche te maria pia, come riuscirò a farlo, nel linguaggio che ancora ci appartiene, che non è quello dello scambio, il desiderio non conosce scambio, conosce solo il furto ed il dono; dieci crimini al giorno, amore mio, e saremo nostri!

Voglio mettere molte cose vecchie, qua e là, cose che ho scritto e dimenticato di aver scritto, ci sono tutti i passaggi fino ad adesso; per me il “romanzo” è una cosa sola: cercare di ricostruire la trama, o le trame delle cose che scrivo, almeno per quel che riguarda questi ultimi mesi, perché oggi mi sembra tutta spezzata la storia, senza né capo né coda.” (pp.51-53)

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