Gli uomini pesce
Inauguro la serie “un anno di libri” e augurando buon anno a chi legge queste pagine, mi propongo di tornare su questi lidi per dire volta per volta: ho letto questo libro, e poi questo, e questo e questo. Gli anni si accumulano e con questi anche i libri che a natale amici e parenti mi regalano. Ho deciso quest’anno di sgrossare la lista di libri regalati che non leggerò mai per inerzia, e di combattere la mia dipendenza con la lettura – e la scrittura, si vede. Non mi immagino granchè, perchè uso le dita tutto il giorno e arrivo a sera che sono bollito duro, e non so fino a che punto mi fa scrivere recensioni inutili. Comunque, vediamo come va.
di Wu Ming 1, Gli uomini pesce (Einaudi 2024). Regalo di P. Letto fra il ventinove di dicembre e oggi, il due di gennaio del duemilaventicinque.
Romanzo sul delta ferrarese, ma più su ferrara. L’autore è un uomo, la protagonista una donna, professoressa di geografia a Padova, all’università. Lo zio è un famoso cineasta che muore e si scopre che era trans, o meglio: non è che si scopre proprio del tutto. La Resistenza nelle Valli, i partigiani come “uomini pesce” ante litteram, un genere macedonia intertestuale che mi sembra sperimentazione ma non attecchisce granchè. La vicenda maestra, quella “al presente”, è ambientata nell’estate del duemilaventidue. Pagine di commenti alle misure anti-covid, il quale – il Covid – si fa fatto narrativo, accomunante con cui fare i conti nel raccontare la storia. Antonia, la geografa, Arne il musicista che fa musica elettronica con i rumori delle aree abbandonate – SonicAlly. L’intertestualità della fantasia di Wu Ming 1 mi ricorda certe fantasie che faccio in periodi poco lieti del mio tempo. Libri non scritti ma immaginati come esistenti e pubblicati, vicende nelle vicende… la trama è povera, l’ho già detto? Ciononostante, ci sono diversi elementi che funzionano, senza dubbio. La lettura scorre, anche se non è così godereccia. La parte che ho apprezzato di più è quella che riguarda la storia delle Valli, le ultime bonifiche degli anni Sessanta, il taglio di Porto Viro della Serenissima, del 1604, col quale il Po è incanalato verso Venezia… Seicento pagine di tante cose, non so se proprio quel “romanzo maestoso” che dice nel retro del libro. C’è di tutto, è un calderone pauroso. Il congedo dall’università… Stefania dietro l’angolo, lo scrittore Vuk Kandiski e altre boiollate che non so bene come pormi. Comunque, il primo è andato.
In altre parole.
Caro P., grazie del dono. L’ho letto subito, come faccio poche volte. Si fa leggere bene, scorre rapido come un torrente secco. Il suo essere quasi-nuovo, poi, è un pregio, perchè l’ho letto senza la paura di graffiarlo o sdrucciolirlo, essendo già vissuto di per sè. Che dire, ci credo tuo papà non l’ha apprezzato molto. Anche io non credo d’averlo apprezzato granchè, sebbene certi passaggi mi siano piaciuti, e comunque l’ho “divorato”, come direbbe qualcuno. Il giorno di Natale dello scorso anno, regalo dei miei zii – quasi una tradizione, l’avevo passato leggendo l’ultimo libro di paolocognetti. Uso il natale come occasione per ricominciare a leggere, e questo libro rappresenta il tentativo di questo natale in questo senso. Vorrei dedicare una mensola ai libri che leggo quest’anno. Beh, non molto da dire, in effetti. Lo sapevo già.
Buona così.